Prc, contro il rischio ''nicchia''

Con Alfonso Gianni, ex sottosegretario all'Economia e membro di Rifondazione considerato vicino a Bertinotti, abbiamo discusso del futuro del suo partito e della sinistra. In vista del prossimo congresso di luglio e con la coscienza del cambiamento culturale e sociale vissuto dal paese, sempre più spostato a destra

Ratificato l'insuccesso elettorale e la conseguente assenza dal Parlamento, azzerata la dirigenza di Fausto Bertinotti e Franco Giordano per far posto ad un Comitato di gestione che riflette la maggioranza attuale delle due anime, quella di Claudio Grassi (Essere Comunisti) e Paolo Ferrero, il Prc comincia a lavorare con le sue molte componenti alla prossima battaglia congressuale prevista per luglio, con ogni probabilità dal 17 al 20. La decisione adesso è su come strutturare il congresso: se a tesi (documento unico ma emendabile), come vuole la nuova maggioranza, oppure a mozioni (più documenti contrapposti), come vuole la vecchia dirigenza. Per stabilirlo la Commissione politica ha insediato un Comitato ristretto che dovrà valutare le due ipotesi e di cui fanno parte, per l'ex maggioranza, Rina Gagliardi e Beppe De Cristoforo, mentre entro la prima settimana di maggio alla stessa Commissione toccherà ufficializzare la scelta. Fin da oggi però le minoranze de L'Ernesto e i trotzkisti di Falce e martello hanno annunciato la presentazione di propri documenti.Una volta chiarito questo aspetto, si potrà procedere alla decisione delle candidature per la segretaria, con la quasi certezza che saranno almeno due i protagonisti della corsa: Paolo Ferrero per l'attuale maggioranza e Nichi Vendola per la vecchia. Tante le domande da affrontare e diversi gli orizzonti politici che si dipanano davanti al partito ma anche alla sinistra italiana. Ne abbiamo parlato con Alfonso Gianni, sottosegretario uscente all'Economia e considerato vicino a Bertinotti.

Partiamo dal congresso. Un comitato ristretto sta valutando come strutturarlo formalmente. Quale ipotesi ti sembra migliore delle due in campo?
Credo che la soluzione più limpida sia quella di un congresso a mozioni perché la presentazione di documenti contrapposti risponde maggiormente alla necessità di un dibattito serio, come è quello che si vuole intavolare nel mio partito. Non bisogna infatti né nascondere né drammatizzare i diversi punti di vista che ci sono in Rifondazione.

L'orientamento di Grassi e Ferrero verso un congresso a tesi nasce dal tentativo di difendere la loro unità contro la vecchia leadership? In fondo la loro comune opposizione alla passata dirigenza bertinottiana, il comune insistere sul ripartire dal Prc non significa infatti che condividano anche le prospettive politiche future, anzi...
Certamente hanno questo interesse. Un congresso a mozioni, un documento secco e esplicito, significa dover attuare un processo di omogenizzazione molto difficile da raggiungere per Grassi e Ferrero vista la lontanza delle posizioni politiche che rappresentano. Del resto, la posizione congiunta che hanno espresso nel voto che ha provocato il ribaltone della maggioranza nel Cpn, non è sufficiente a modificare la loro diversità di prospettive. Il tentativo che stanno cercando di perseguire è quello di ritrovare una differenziazione interna in una unica cornice. Ma un congresso a tesi si può fare quando l'insieme del gruppo dirigente è d'accordo su questa ipotesi, condizione che non mi sembra esserci.

Che congresso ti aspetti?
Un congresso vero, aperto a qualunque dubbio, in cui i compagni e le compagne del partito decidano sul loro futuro. Per farlo non bisogna mentire a se stessi e tenere conto del contesto difficile che stiamo vivendo: siamo infatti di fronte ad uno spostamento a destra considerevole della società, come hanno dimostrato le elezioni politiche e la partita capitolina, siamo di fronte ad una necessità di ridare rappresentanza politica alla sinistra nel paese, ad una sinistra senza aggettivi. Perciò bisogna ripartire dal Prc ma non per rimanervi confinati, ma per puntare alla rifondazione della sinistra.

Il processo unitario è ancora la stella polare di riferimento?
L'unità a sinistra, la costituente unitaria della sinistra, per quanto mi riguarda resta l'obiettivo. Naturalmente con modalità diverse perché la sconfitta elettorale c'è stata e non può essere ignorata. La modalità di assemblaggio federativo non funziona, perciò bisogna pensare ad una costituente di sinistra che abbia le basi nella sinistra diffusa sul territorio, quella che ritiene che sia ancora necessaria una rappresentanza politica, quella che ad esempio si è incontrata a Firenze nell'assemblea del dopo voto. Contemporaneamente bisogna rimettere insieme la soggettività politica pensante che esiste nel paese. Questo va fatto con un processo di innovazione delle idee per cui il ritorno alle vecchie identità, che pure è tranquillizzante, è inutile. Oltre a questo, è opportuna anche un' innovazione organizzativa. Quando si pensa ad un soggetto unitario e plurale non si può pensare né ad una galassia indistinta di organizzazioni, che sarebbe insufficiente per dare forza politica ad un'opposizione sociale, ma allo stesso tempo nemmeno alla forma classica e novecentesca del partito che impone dall'alto la linea.

I detrattori della prospettiva unitaria sostengono che il primo tentativo unitario è stato bocciato dalle urne. Secondo te non ha convinto il processo di unità in sé oppure Sa, magari perché percepita solo come un cartello elettorale senza un forte convincimento all'unificazione?
Penso più per il secondo motivo. Sa è stata sentita come una sorta di simulacro dell'unità e non come l'espressione di una volontà unitaria vera. Una debolezza che si evinceva anche dal comportamento di alcuni suoi leader: solo Bertinotti si è speso in questa direzione di unificazione. Non penso a Mussi quando sostengo questo, perché i suoi problemi di salute hanno inciso sicuramente, penso ad altri che hanno tiranto indietro la mano.

Cosa resta da fare allora?
Sa non si può riprodurre perché è stata sconfitta nelle elezioni. La questione però è più vasta ed è relativa al processo di distruzione della sinistra non solo italiana: penso alla Francia e ad altri paesi. Il problema è ricostruire la sinistra nel suo complesso, questo è l'obiettivo fondamentale, non solo nostrano. Perciò non dobbiamo - lo dico al Prc- chiuderci nella nostra vecchia identità, in una logica di nicchia. Il rischio è infatti quello di fare la fine del partito comunista francese.

Un dibattito molto presente in Rifondazione è stato quello del rapporto da tenere con l'esecutivo e quello di quale identità il Prc dovesse assumere: se essere cioè una forza di piazza o di governo. Per le minoranze bisognava scegliere la piazza, cosa che non si è fatto e si è pagato elettoralmente. Secondo te la sinsitra e il Prc devono avere una vocazione di governo?
Una vocazione governativa no, devono invece avere una cultura che sia capace di proporre delle soluzioni generali per la società e non solo di tipo oppositivo. Si riparte dall'opposizione sociale e politica, che le elezioni ci hanno consegnato, ma non per fossilizzarci nel ruolo dell'opposizione permanente, vita natural durante, ma per ricostruire le condizioni per divenire maggioranza nella società. E' un lavoro che richiede molto tempo ma che è l'unica soluzione per non finire schiacciati dal soffocante primato delle destre e, in opposizione, dal ribellismo sociale destinato, in tale contesto, ad essere sconfitto.

Vendola leader del Prc è una scelta che ti vede favorevole? In fondo, agli Stati generali di dicembre è stato acclamato "capo popolo" dalla base della sinistra?Adesso dobbiamo concentrarci su una prospettiva politica e quindi su un documento che la esprima e che sia capace di guadagnare la maggioranza nel congresso, poi possiamo pensare a chi sarà il nuovo segretario. Prima la proposta politica e poi la scelta di chi la incarna meglio. Se poi mi chiedi una valutazione su Nichi, non posso che confermarti il suo alto grado di popolarità, come hanno dimostrato gli stati generali di dicembre e come ho sperimentato io stesso il 25 aprile a Milano, partecipando con lui alla manifestazione. La sua connessione sentimentale con la gente e la richiesta da parte di quest'ultima affinchè si faccia protagnoista di un processo di ricostruzione della sinistra sono chiarissime.