Il congresso di Luca

di Mariella Parmendola

Questa è la storia di Luca, della sua scelta e del nostro partito. Comincia con un incontro, come la maggior parte dei racconti, e si sviluppa attraverso il radicarsi di una rinnovata voglia di partecipazione. Luca è un operaio. Da lui e da chi con lui costituisce la forza produttiva del nostro Paese la sinistra deve ripartire. E’ su un terreno comune, quindi, che si snodano le cinque mozioni del VII congresso del Prc, ma se si stringe la visuale su Luca, sulle sue domande e sulle risposte che il nostro partito deve dare appaiono divisioni inaspettate e distruttive per il cammino da riprendere dopo la sconfitta elettorale. L’incontro tra Luca e il Prc è avvenuto a Castellammare di Stabia. Città di cui in questa fase si discute nella nostra organizzazione politica decisamente di più di quanto se n’è parlato come realtà simbolo della battaglia contro la privatizzazione di Fincantieri e della difesa dell’Avis, nonostante sia stata animata da Rifondazione in tutte le sue articolazioni: parlamentari, dirigenti, coordinamenti dei lavoratori del Prc negli otto cantieri navali. Luca ha scelto di iscriversi a Rifondazione per continuare la sua lotta a difesa del posto di lavoro e ha deciso di farlo dopo la vittoria di Berlusconi sentendo di dover allargare l’orizzonte della battaglia, condotta fino ad ieri da delegato Fiom, per poter avere una chance di vittoria. Da poco padre, sente messo in discussione il suo ruolo in una fabbrica che ripara carri ferroviari. In Campania questo settore è in ripresa, vive una stagione economica felice, ma il proprietario intende vendere lo stabilimento per ripianare debiti che il gruppo ha contratto altrove. Il dialogo tra Luca e il partito è cominciato, quindi, sul terreno di una vertenza, iniziata un anno fa. La sua adesione al Prc è maturata in questo processo, si è radicata sotto i colpi della pesante sconfitta politica e si è tradotta in voglia di militanza. Delle ragioni di una scelta che può vivere con uguale legittimità quando si esprime con il voto alle elezioni, con l’iscrizione al partito, l’adesione attiva fino alla partecipazione alla costruzione dei gruppi dirigenti, dovremmo parlare in questo congresso. E invece Luca è finito in una melma. Insultato, durante il congresso stabiese, nel mentre si svolgeva il voto, e dopo con una raffica di dichiarazioni di dirigenti locali e nazionali incapaci di accettare la volontà di una maggioranza. I comunisti non discutono della sua Avis, ma per giorni del congresso al quale ha partecipato. Del suo voto per Vendola è stato detto di tutto. A Castellammare si è manifestata “una Opa dei Ds” accusa Russo Spena scegliendo una tribuna autorevole come il quotidiano “Libero”. Per altri della mozione Ferrero lo scandalo, invece, è che nel circolo di Castellammare siano arrivate mamme con bambini, lavoratori presi dalla fretta di dover tornare nel proprio stabilimento, giovani infastiditi da un’attesa resa insopportabile dal caldo di un fine giugno nel mezzogiorno d’Italia. Ma le fantasie più perverse le ha scatenate qualche iscritto che, radicato in una cultura povera e arretrata, non è riuscito ad esprimersi con il “tu” dei compagni, rifugiandosi in un “voi” di altri tempi e quindi non meritando la promozione nel decalogo non scritto della mozione Ferrero. E allora ripartiamo dai numeri per fare chiarezza. A Castellammare hanno votato 146 iscritti: 137 per la mozione 2, 8 per la prima e uno per la quarta. Tra i 137 votanti 56 erano nuovi iscritti e 81 vecchi tesserati. Nel 2007 il circolo aveva 156 tesserati. A quei volti sono state assegnate diverse etichette a secondo di quanto risultava più utile ai fini di una sterile polemica congressuale. A volte si è trattato di elettori di Berlusconi, altre di veltroniani, altre ancora di comparse prestate da Sinistra democratica a Vendola, grazie alla gentile concessione del sindaco di Castellammare Salvatore Vozza. Un ignaro Vozza finito in un ricorso, per mancanza del senso del ridicolo, colpevole di aver partecipato alla fase iniziale del congresso per portare i saluti di un’amministrazione della quale la nostra forza politica fa parte sin dal suo atto di nascita. Persino la presenza dei segretari di Cgil e Cisl, intervenuti per confrontarsi sui temi del lavoro in una delle città attraversate da un drammatico tasso di disoccupazione, scolorisce in una narrazione dai contorni completamente distorti per polemica congressuale. A tanto fango non corrisponde una sola circostanza dimostrabile con dati di fatto. Eppure di ciò si parla a Roma come a Napoli senza che la Politica riesca a riappropriarsi del suo spazio. Rischia perciò di sparire dall’orizzonte il contenuto politico che a Castellammare ha portato a nuovi ingressi e a ricomposizione di fratture. L’unità della sinistra è un processo complesso, che vivrà dei tempi lunghi dell’approfondimento e della ricerca. Un percorso che nei territori dovrà farsi largo dal fango da cui rischiamo di essere sommersi tutti. Il Prc stabiese ha superato la traumatica frattura determinata dalla dissoluzione dell’esperienza amministrativa di Ersilia Salvato, nata con un movimento dal basso e finita malissimo. L’attuale gruppo dirigente, accusato di essere costola del Pd o di Sd, ha eletto segretario un compagno che tre anni fa era schierato fortemente con Ersilia Salvato contro Vozza. Ma ora io ed Enzo Celotto siamo dalla stessa parte per combattere con Luca. E allora basta. Non spingiamo tanto oltre la polemica da non poter più cancellarla con la fine del congresso. Diamo una possibilità a Luca, a noi stessi e al popolo della sinistra.