Congresso PRC: ritrovarsi per ricominciare.

La durissima sconfitta elettorale della Sinistra Arcobaleno non è stata, credo, ancora consapevolizzata nella sua reale dimensione, culturale e politica. I dati sono inequivocabili: ci comunicano drammaticamente la scomparsa di qualsiasi riferimento di sinistra all’interno della rappresentanza parlamentare, ci dicono anche che la sconfitta è inserita in uno scenario continentale inquietante, segnato marcatamente, con la vittoria di Sarkozi in Francia e la schiacciante vittoria dei conservatori in Inghilterra, da uno spostamento a destra del quadro politico europeo. Un vento forte di destra soffia sul continente europeo. L'Italia non fa eccezione. Perché? Forse non siamo stati in grado di capire, di percepire i mutamenti sociali determinati da una aggressiva e efficace operazione del grande capitale globalizzato, che ha avuto come obiettivo strategico quello di frantumare e spezzettare territori, identità e gruppi sociali, di modificarne bisogni, di progettare un scontro tra poveri, tra lavoratori stessi, facendo saltare per aria anche quel minimo di solidarietà di classe o senso di appartenenza alla stessa comunità, allo stesso gruppo sociale, ad una classe, che un tempo creava unità e compattezza nello scontro con i poteri forti e con la Confindustria.
Gli operai non votano più a sinistra, ma Lega e la destra; la sinistra è stata vista come casta e ritenuta poco affidabile, addirittura per certi versi inutile e senza futuro. In vent’anni è scomparso un mondo, è stato cancellato un partito comunista che radunava e aggregava milioni di persone, per le quali è stato, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi errori, un punto di riferimento e uno strumento di lotta e di crescita politica e culturale. In questa delicata fase di passaggio della crisi neoliberista la destra ha saputo inserirsi efficacemente negli spazi lasciati liberi e scoperti dalla sinistra, facendo leva sugli individualismi, sull’insicurezza, sulla paura dell’altro, del diverso, sull'invasione dei migranti che ruberebbero il posto di lavoro agli italiani cc.. E' stata approntata, con raffinatezza, la fabbrica della paura per nascondere la crisi del neoliberismo e, allo stesso tempo, occultare la responsabilità delle mancate promesse della globalizzazione economica. Il malessere e il disagio sociale hanno seguito prevalentemente altre strade, lontane dalla sinistra. Fondamentalmente questi sono i motivi della disfatta di Rifondazione e della sinistra tutta nella competizione elettorale. Certo se a ciò aggiungiamo la disastrosa esperienza del governo Prodi, le modalità con cui è nata e poi è stata gestita la Sinistra Arcobaleno, gli elementi per spiegare la debacle sono più che evidenti. La realtà ci ha sbattuto in faccia una condizione che non siamo stati in grado di capire e di interpretare. Da qui bisogna ripartire, se non vogliamo essere travolti definitivamente.
Il congresso che ci accingiamo a svolgere o ha questo significato, altrimenti rischia di diventare semplicemente uno scontro interno tra mozioni che renderebbe ancor più difficile l'analisi e l'interpretazione della fase. Tutti noi ci auguriamo di partecipare ad un congresso vero, franco, duro, anche aspro, sempre nel rispetto reciproco dei propri convincimenti, evitando di fare caricature dei compagni o delle posizioni altrui, come mi pare purtroppo stia accadendo in questo periodo precongressuale. In nessuno dei documenti si propone lo scioglimento Rifondazione Comunista, vi sono certamente differenze rilevanti, modi e percorsi diversi su come salvare e rilanciare il nostro partito, distinzioni marcate su quale modello di partito puntare per contrastare l'avanzata della destra, quale rapporto avere con il movimento altermondialista, una delle grosse novità dell'antagonismo sociale di questi primi anni del 3° millennio, di cui ultimamente abbiamo trascurato e in buona parte dimenticato messaggi e contenuti politici. Ha senso allora suddividere i compagni tra liquidatori e salvatori del partito? Tra comunisti veri e quelli un po' meno comunisti? Io non ho nessuna intenzione di sciogliere Rifondazione Comunista e non voterò nessun documento o ordine del giorno che mi proporrà una simile ipotesi.
Non mi basta però lottare solo per tenere in piedi il partito, per farlo sopravvivere, per metterlo in salvo dalla tempesta e ormeggiarlo tranquillo in un porto sicuro, voglio che diventi protagonista di un processo e di un progetto politico credibile, che dia risposte a esigenze e nuovi bisogni sociali diffusi nel territorio. Altrimenti,viene spontaneo chiedersi che strumento sarebbe, quale funzione avrebbe. Ho aderito al documento sostenuto da Vendola e Bertinotti in quanto ne condivido l'impostazione e la prospettiva politica. Si parla di Costituente della Sinistra, di un processo costituente della sinistra, che è tutt'altra cosa da una semplice aggregazione di piccoli partiti residuali, ma è appunto un processo, un percorso, un lungo cammino, dentro una società complessa e dominata da una cultura egemone di destra,che ha l'ambizione di accogliere e includere donne e uomini, di coinvolgere l'arcipelago della sinistra sociale diffusa nel territorio, di organizzare il conflitto sulla base di una analisi e conoscenza delle trasformazioni sociali avvenute. Un percorso partecipativo quindi. Così vedo il processo di Costituente della Sinistra. Non capisco allora come si possa mettere in contrapposizione la costruzione della case di sinistra, intese come case, come luoghi di confronto e di iniziativa politica, con il processo costituente della sinistra.
Nel documento Vendola finalmente trova legittimità l'attualità della specifica questione sarda. Non si pone affatto in discussione il tessuto unitario dello Stato italiano, ma si vuole rimarcare l'esigenza di una condivisione del concetto di autonomia o di autogoverno di popolo così come Antonio Gramsci ci ha ricordato nella sua opera. A noi sardi viene riconosciuto, con norma statutaria e nel rispetto autonomistico, la salvaguardia della rappresentanza politica e la proposta di uno specifico modello di sviluppo. E' un grande risultato per tutti i compagni sardi. Abbiamo vissuto nella nostra storia altri momenti drammatici, abbiamo resistito a operazioni di isolamento e di annientamento politico, ma è sempre rimasta in piedi la consapevolezza dell'utilità di Rifondazione Comunista, della necessità che la sua elaborazione politica prodotta in tutti questi anni, la sua capacità di innovazione, possa contribuire in modo importante nell'impresa di ricostruzione e rifondazione della sinistra italiana. Il Congresso serve anche a questo. Per ricominciare.
Ciriaco Davoli